Il ruolo del traduttore e dell’interprete in ambito giudiziario richiede grande responsabilità e solide competenze professionali, frutto di una formazione specifica, corsi di aggiornamento periodico e/o di una lunga esperienza maturata sul campo.

La Commissione Traduttori e Interpreti Giuridico-Giudiziari di AITI propone una serie di raccomandazioni, anche in tema di requisiti di conoscenza, abilità e competenze della figura professionale atte a garantire la conformità alle Disposizioni per l’attuazione della direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, entrata in vigore il 2 aprile 2014.


PROFILI PROFESSIONALI

Interprete giudiziario

L’interprete che opera in ambito giudiziario svolge un ruolo basato sull’oralità, che consiste nel tradurre un dialogo o dichiarazioni da e verso la lingua straniera, mediante le seguenti modalità di interpretazione: simultanea, dialogica, consecutiva, chuchotage e traduzione “a vista”, anche in forma riassuntiva (nel caso di testi scritti) in presenza e via collegamento audiovisivo a distanza.

Requisiti raccomandati

  • Conoscenza avanzata della lingua e della cultura straniera e perfetta padronanza della propria lingua madre.
  • Conoscenza dei sistemi giudiziari e dell’ordinamento sia italiano che della/e lingua/e di lavoro; nozioni di diritto costituzionale, diritto internazionale, diritto penale, diritto processuale penale, normative e leggi sull’immigrazione, diritto civile, ecc.
  • Conoscenza degli istituti e delle procedure attinenti al procedimento giudiziario con riferimento ai Paesi delle lingue di lavoro.
  • Conoscenza dei gerghi specifici usati relativi alle lingue di lavoro.
  • Conoscenza  delle  modalità  di  interpretazione  simultanea,  consecutiva,  chuchotage  e traduzione a vista.
  • Conoscenza  degli  elementi  che  caratterizzano  la  situazione  comunicativa  (partecipanti, argomento, tipo d’interazione e contesto).
  • Conoscenza dei meccanismi dell’interazione in ambito giudiziario.
  • Conoscenza  delle  risorse  e  delle  tecnologie  informatiche,  degli  strumenti  tecnologici  e multimediali.

Traduttore giudiziario

Il traduttore che opera in ambito giudiziario effettua una trasposizione scritta di un testo dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo, generalmente verso la propria lingua madre.

Requisiti raccomandati

  • Conoscenza  approfondita  della  lingua  e  della  cultura  straniera  di  lavoro  e  perfetta padronanza della lingua madre.
  • Conoscenza dei sistemi giudiziari e dell’ordinamento sia italiano che della/e lingua/e di lavoro.
  • Nozioni di diritto costituzionale, diritto internazionale, diritto penale, diritto processuale penale, normative e leggi sull’immigrazione, diritto civile, ecc.
  • Conoscenza delle metodologie di traduzione in ambito giudiziario.
  • Conoscenza dei concetti e della terminologia in uso in ambito giudiziario.
  • Conoscenza delle norme e convenzioni pragmatico-stilistiche che vengono generalmente associate ai testi giuridici.

Per l’interpretazione nell’aula giudiziaria o mediante collegamenti audiovisivi

  1. In considerazione delle differenze tra la/e lingua/e di lavoro e la lingua italiana, si consiglia all’interprete di non “tradurre parola per parola”, salvo specifica richiesta, ma piuttosto di svolgere una traduzione “fedele” del testo di partenza, ovvero la trasposizione del contenuto esatto nel rispetto della diversità della lingua e cultura nella quale si traduce, ma senza, per questo, omettere, aggiungere o alterare i contenuti.
  2. In caso di lingue “rare” (per le quali si debba far ricorso a “interpreti” non qualificati o a connazionali dell’imputato) si consiglia come estrema ratio la traduzione secondo le seguenti modalità: il primo interprete traduce dalla lingua o dialetto raro verso la lingua veicolare   e   il    secondo    dalla    lingua    veicolare    all’italiano    o    viceversa. A tale proposito si segnala che tale procedura non è priva di insidie e sicuramente è lontana dal poter essere considerata ideale, ma appare un’alternativa migliore rispetto all’uso di soggetti con scarse conoscenze della lingua italiana.