Risposta all’articolo del Corriere della Sera pubblicato in data 4 marzo 2021
Bologna, 10 marzo 2021
Gentile Gian Antonio Stella,
in relazione al Suo articolo “Università, lo strapotere dell’inglese nei bandi: la follia delle traduzioni giurate”, pubblicato in data 4 marzo 2021, in qualità di Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti (AITI) desidero esprimere alcune considerazioni in merito agli argomenti trattati. Non intendiamo commentare l’inopportunità della scelta del Miur di imporre l’inglese quale unica lingua straniera accettata per le pubblicazioni non in italiano da presentare per l’abilitazione scientifica nazionale senza l’obbligo di asseverarle (scelta peraltro già revocata solo pochi giorni fa). Chiaramente condividiamo appieno il forte riserbo che questa scelta suscita, ma ci vorremo soffermare su un aspetto toccato nel Suo articolo.
La “follia delle traduzioni giurate” non sta tanto nell’ovvia impossibilità per i funzionari degli uffici giudiziari preposti all’asseverazione di svolgere un qualsivoglia controllo sul contenuto (e altrettanto ovvia è l’impossibilità di pretenderlo da loro!), quanto nella possibilità che il nostro ordinamento dà a chiunque di asseverare una traduzione, anche a chi traduttore professionista non è. Ecco perché alcuni uffici giudiziari hanno costituito albi di esperti e di periti in cui sono stati chiamati a iscriversi i traduttori e gli interpreti che fanno parte di associazioni professionali come quella di cui sono Presidente nazionale.
In Italia, la professione di traduttore e di interprete è, al pari di altre professioni non ordinistiche, liberamente organizzata anche attraverso associazioni riconosciute dal MISE ai sensi della legge 4/2013. Queste associazioni possono rilasciare a chi ne fa parte un attestato di qualità e di qualificazione professionale che in alcuni tribunali (e sarebbe auspicabile poter dire “in tutti i tribunali”, ma qui ci si scontra con le variegate disponibilità e avvedutezza dei singoli dirigenti degli uffici giudiziari) è un requisito preferenziale per l’iscrizione nei loro albi. E se da una parte è vero che tra le tante figure di traduttori c’è quella di chi è magari specializzato nella traduzione di certificati di matrimonio, è ugualmente vero che non mancano quelle di traduttori specializzati in “letteratura tedesca, archeologia greca o storia medievale” che possono asseverare le loro traduzioni condotte secondo i crismi della professionalità.
Cordiali saluti,
Riccardo Olivi
Presidente Nazionale