Alla luce dell'errata interpretazione dell'intercettazione telefonica che tanti problemi ha causato nella drammatica vicenda della scomparsa di Yara, l'AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti), come associazione che rappresenta anche la categoria degli interpreti e traduttori di tribunale, vuole ribadire quanto sia urgente disciplinare i profili, riconoscerne il valore, e remunerare correttamente questi professionisti.
La nostra sollecitazione non nasce da questo caso increscioso, ma è la logica conseguenza di quanto già illustrato ampiamente nel convegno AITI che si è svolto a Roma il 30 settembre, incentrato proprio sulla figura professionale del traduttore/interprete di tribunale, dove autorevoli operatori della struttura giudiziaria hanno ribadito l'urgenza di porre mano a questa situazione.
Questo non è un caso isolato, in passato sono stati già tanti gli errori giudiziari dovuti a traduzioni sbagliate. E probabilmente casi come questo si ripeteranno anche in futuro se non si affronteranno una volta per tutte le problematiche che conducono a questa anomalia.
Prima di "sparare sul traduttore" e farne, come spesso capita, un capro espiatorio, occorre invece prendere coscienza del fatto che sovente l’errore viene commesso a monte, cioè al momento della scelta del traduttore/interprete.
Ad esempio, nel caso in questione dovremmo chiederci:
1) Il traduttore/interprete interpellato è stato selezionato dall'albo del tribunale?
2) Il traduttore/interprete interpellato era debitamente qualificato per svolgere tale compito?
3) Il traduttore/interprete interpellato aveva un'adeguata esperienza nel campo delle intercettazioni?
4) Di quale nazionalità era il traduttore/interprete selezionato? Nel caso della lingua araba, soprattutto per quanto riguarda le intercettazioni, è fondamentale che l'interprete conosca perfettamente il dialetto dell'intercettato.
Sul sito AITI ( www.aiti.org ) già da tempo abbiamo pubblicato un documento organico (Position Paper) sulla professione del traduttore e interprete di tribunale, di cui citiamo alcuni passaggi chiave: "I traduttori giuridici e gli interpreti giudiziari in tribunale rivestono un ruolo fondamentale nel facilitare la comunicazione nell’ambito del processo giudiziario. I traduttori/interpreti di tribunale sono gli intermediari, sia per via orale che scritta, tra tutti gli interlocutori partecipanti al processo giudiziario - giudici, PM, difensori, polizia, ecc. – e il soggetto (indagato/imputato/vittima o testimone) appartenente a una lingua e cultura diversa [...] La mancanza di un Traduttore giuridico ed Interprete giudiziario qualificato non può garantire la tutela dei diritti dell’indagato, della vittima, o del testimone, né la certezza di un giusto processo" e, aggiungiamo, della sua ragionevole durata.
Spesso invece succede che la scelta ricada su soggetti non qualificati, che a volte non svolgono nemmeno regolarmente la professione del traduttore e/o dell'interprete e che vengono catapultati in un ruolo che va oltre le loro capacità. E perché ciò avviene? Perché non c'è sufficiente consapevolezza della necessità assoluta di una formazione adeguata e specifica e dell'effettivo controllo della stessa. Altra ragione non trascurabile, perché il compenso riconosciuto dai tribunali ai traduttori e agli interpreti è vergognosamente basso e ciò demotiva i professionisti qualificati ad accettare incarichi dai tribunali.
La scelta di persone non competenti comporta inoltre ingenti spese inutili (in questo caso, p. es., blocco della nave, recupero dell'indiziato, trasporto a Bergamo, forse risarcimento dei danni...); sprechi che si dovrebbero sempre evitare, e a maggior ragione di questi tempi.
Ci auguriamo che gli organi competenti prendano finalmente coscienza dell'importanza del riconoscimento della figura dell'interprete e del traduttore di tribunale con le conseguenti tutele, per evitare il ripetersi di tragici casi giudiziari e umani.
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