Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri,
L'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti rappresenta una categoria di professionisti iscritti per legge alla Gestione Separata dell'INPS, un “calderone” che comprende i parasubordinati (le cosiddette “false” partite IVA), ma anche veri professionisti senza albo (p.es. oltre alla nostra categoria, i tributaristi, i pubblicitari, i programmatori software ecc.).
In questi giorni si sta tornando a parlare di riforma fiscale e, stando a quanto si apprende dalla stampa, il governo avrebbe intenzione di aumentare il contributo alla Gestione Separata di ben 7 (sette) punti percentuali, passando dal 26,72% al 33%, aggravando quindi una situazione già palesemente iniqua.
Com'è possibile, infatti, che chi è iscritto ad albi professionali versi tra il 12% e il 14%, mentre un traduttore professionista, non parasubordinato, debba versare il 33%, per percepire poi, oltretutto, una pensione nettamente inferiore?
Molto probabilmente, come è purtroppo successo tante altre volte, questo aumento non riguarderebbe soltanto i lavoratori parasubordinati - per i quali sarebbero soprattutto i committenti a sostenere i 2/3 di questo aumento - ma indiscriminatamente tutti i veri professionisti, che devono farsi carico per intero del contributo INPS, che non hanno altra “colpa” se non quella di non avere un ordine e una relativa cassa previdenziale, e che quindi possono diventare facile preda da “spremere” per reperire fondi.
L'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti - a nome dei propri soci, della propria categoria e dei professionisti non regolamentati - chiede a codesto Ill.mo Consiglio una risposta chiara, e la garanzia di non essere ulteriormente danneggiati da questa proposta di riforma fiscale. Anzi, chiediamo un impegno da parte del Governo nel voler finalmente affrontare una seria riforma di tutto il mondo professionale italiano.
In fede,
L’Associazione Italiana Traduttori e Interpreti